di Massimo Iaretti
Marcel Proust era, oltre che un valente scrittore, anche un investitore e tra i suoi investimenti c’era anche uno nelle ‘Ferrovie del Messico’. L’averlo scoperto è stata la molla per Gian Marco Griffi di titolare così l’opera che nel 2022 l’ha portato alla finale del Premio Strega ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica. Lo rivela lo stesso scrittore, al termine di un’intervista rilasciata a Giornalelombardoveneto.it
Ormai sei conosciuto come l’autore di ‘Ferrovie del Messico’ hai anche altre produzioni letterarie precedenti ?
Avevo scritto un primo libro di racconti nel 2017, ormai fuori commercio, cui ne è seguito un secondo, ‘Inciampi’, nel 2019.
Come ti definisci ?
Scrittore del lunedì, che è il mio giorno libero dal lavoro. Sono scrittore per passione.
Da che cosa è nato ‘Ferrovie del Messico’ ?
L’idea è nata dal fatto che avevo già pezzi di storia che sono andati poi a comporsi come tessere di un puzzle e sono andati a costruirlo.
Quanto tempo hai impiegato a scriverlo ?
Un anno e mezzo due. Una parte è stata scritta nella seconda parte del lockdown tra novembre 2020 e febbraio 2021 ma ho continuato a scrivere sino a un mese prima della pubblicazione nel 2022
Sei originario di Montemagno e vivi ad Asti. Quanto c’è in Ferrovie del Messico del Monferrato ?
Il Monferrato e la Città di Asti sono i protagonisti assoluti con le città, i paesi, le strade, le vie, le vigne …..
Ci sono alcune parti in piemontese: lingua o dialetto ?
Il mio è il dialetto dei miei nonni.
Hai in cantiere qualche altro libro ?
Sto scrivendo un nuovo romanzo e spero di riuscire a farlo in tempi brevi. SU quale sia l’argomento è troppo prematuro per dire qualsiasi cosa.
Quali sono i tuoi modelli letterari ?
Sono tanti e vanno dal realismo magico, a Carlo Emilio Gadda, Buzzati, Fenoglio, Manganelli solo per citarne alcuni.
Come definisce ‘Ferrovie del Messico’ ?
Romanzo d’amore, d’avventura, storico e fantastico, dove c’è la superstizione, la profezia, un viaggio nei topoi letterari