Dalla Valtellina alla Champagne: il brindisi mondiale di Lazzate

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di Matteo Rigamonti

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La quarta edizione del Festival del Vino di Lazzate è entrata nel vivo. Dal 18 al 21 settembre 2025 il borgo brianzolo si è trasformato in una vera e propria enoteca a cielo aperto, capace di richiamare centinaia di visitatori. La rassegna, ormai appuntamento consolidato, porta tra le vie del centro storico oltre 160 etichette e più di 80 case vinicole, offrendo agli appassionati l’occasione di un viaggio attraverso sapori e territori diversi.

Il programma non si limita alle degustazioni. Pranzi e cene con i produttori, un ristorante allestito in piazza, mercatini con una trentina di espositori selezionati, la mostra artistica “Damigianart” e la tradizionale pigiatura dell’uva in calendario per la giornata di domenica. Non mancano la musica dal vivo e l’atmosfera di festa che accompagna le serate, rendendo l’iniziativa non solo un’occasione enogastronomica, ma anche un momento di incontro e valorizzazione del territorio.

La Lombardia è stata la protagonista di quest’anno con il ‘Villaggio Lombardia’: dieci casette interamente dedicate alle eccellenze regionali. Si spazia dalle rinomate bollicine di Franciacorta al Chiaretto del Garda, fino al celebre Lugana che nasce attorno a Sirmione. Non manca l’Oltrepò Pavese, dove il Pinot Noir si esprime sia nelle raffinate versioni metodo classico sia vinificato in rosso, con tutta la sua eleganza e finezza. A completare il percorso, i vini della Valtellina: una viticoltura definita “eroica”, che con passione coltiva il nebbiolo valtellinese (chiavennasca) e lo declina dal Rosso DOC alla DOCG Valtellina Superiore nelle sue cinque sottozone, fino all’intensità dello Sforzato di Valtellina.

Tra le altre regioni italiane protagoniste, il viaggio sensoriale del Festival offre una carrellata che attraversa la penisola da nord a sud. Si parte dalla Valle d’Aosta con la Petite Arvine, vitigno autoctono che regala vini freschi e minerali, per passare al Piemonte, dove i grandi classici Barbera, Barbaresco e Barolo, si affiancano alle eleganti bollicine dell’Alta Langa DOCG. Non manca il Trentino con la sua storica tradizione spumantistica, culla del primo metodo classico italiano, mentre il Sud Tirolo si distingue con il profumato Gewürztraminer, il raffinato Pinot Noir e il vigoroso Lagrein, vitigno autoctono della regione.

Dal Veneto arriva l’intramontabile Prosecco, protagonista dei mercati internazionali, accompagnato dal celebre Amarone, parente stretto dello Sforzato di Valtellina per la tecnica di appassimento. Il Friuli-Venezia Giulia offre l’amatissimo Pinot Grigio, la vivace Ribolla Gialla e grandi interpretazioni di vitigni alloctoni come Chardonnay e Sauvignon Blanc. In Liguria si degusta il fresco Vermentino, mentre l’Emilia Romagna porta in tavola la spensierata vivacità del Lambrusco.

Proseguendo verso il centro-sud, la Toscana conferma il suo ruolo da protagonista con Morellino, Brunello di Montalcino, Chianti Classico e la prestigiosa DOC Bolgheri. L’Umbria, le Marche e l’Abruzzo contribuiscono con il loro Montepulciano, mentre dal Meridione spiccano il Primitivo di Puglia, l’Aglianico della Basilicata, i passiti di Pantelleria, l’Etna Rosso e il Grillo di Sicilia. Completa il percorso la Sardegna con i suoi vitigni di carattere, che raccontano un’isola dalla tradizione vinicola millenaria.

Lo sguardo si allarga poi all’Europa e al mondo. Dalla Francia giungono le rinomate etichette della Champagne, i rossi eleganti della Côte-d’Or e dello Yonne, i Sauvignon della Loira e i grandi Bordeaux della Gironde. Dall’Argentina arrivano i Malbec della provincia di Mendoza, coltivati tra Luján de Cuyo e Valle de Uco su terreni calcarei d’altura, mentre l’Australia si presenta con interpretazioni di Syrah vinificate con estrema precisione. Non mancano le nuove frontiere enologiche: un sorprendente Pinot Noir israeliano e il celebre Sauvignon Blanc della regione di Marlborough in Nuova Zelanda, che confermano come il vino sia ormai un linguaggio universale, capace di unire tradizioni lontane in un unico calice.

Un aspetto che ha contribuito in modo decisivo al successo dell’iniziativa è stata la scelta logistica di collocare le casette di degustazione nel cuore del centro. Una soluzione che ha permesso agli appassionati di concentrarsi sul vino, senza dover trasformare la visita in una lunga escursione a tappe: il protagonista è stato il prodotto, non l’ambientazione che, pur suggestiva, non appartiene alla tradizione vitivinicola del luogo.

Altro punto di forza si è rivelato il ristorante in piazza, organizzato con efficienza e sorprendente rapidità nel servizio. Il menù ha offerto un viaggio attraverso la cucina italiana, spaziando dai pici al ragù toscani ai taroz valtellinesi, dalla polenta tipica del nostro territorio al frico friulano, senza dimenticare le grigliate di carne e lo spezzatino di cervo. Degna di nota anche la formula delle cene con degustazione, che nelle serate di venerdì, sabato e domenica hanno proposto piatti abbinati ai vini di tre produttori diversi, arricchendo ulteriormente l’esperienza.

In conclusione, un festival organizzato con grande professionalità, capace di unire convivialità e valorizzazione del territorio attraverso un’offerta ricchissima: degustazioni, ristorazione, intrattenimento e servizi al pubblico. La partecipazione numerosa e l’apprezzamento generale sono la prova concreta di un’iniziativa che ha saputo rispondere alle aspettative, garantendo efficienza in ogni dettaglio: dai parcheggi dedicati facilmente accessibili, alla fruizione ordinata degli spazi, fino alla gestione della sicurezza. Un evento che ha saputo dimostrare come, dall’arrivo all’ultimo sorso, tutto sia stato curato con attenzione.

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