di Massimo Iaretti
Fabio Sirocco, medico in pensione dal servizio pubblico, ha un passato di primo piano nella vita politica del Friuli Venezia Giulia. Dal 1994 al 1998 è stato consigliere regionale nell’allora Lega Nord, poi consigliere comunale, sia di minoranza che di maggioranza ed assessore nella sua Casarsa e successivamente con incarichi di partito, come segretario di circoscrizione. Dal partito della Lega se n’era andato, senza polemiche, non rinnovando la tessera, in disaccordo con la cancellazione della parola Nord da simbolo che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Sirocco come mai la scelta di tornare in campo nel Partito Popolare del Nord ?
Avevo conosciuto Autonomia e Libertà come associazione culturale e il suo programma era anche il mio. Ho collaborato con l’associazione e alle ultime elezioni regionali con un collega, come indipendente mi ero candidato nella lista dell’ex governatore Tondo. E’ stata la prima volta di Autonomia e Libertà in una competizione ufficiale in Friuli. Poi è nato il PPN, c’erano tanti rapporti con il gruppo dirigente e adesso sono coordinatore regionale del Partito.
Che rappresentanza ha negli enti locali il Partito Popolare del Nord in Friuli Venezia Giulia ?
Allo stato non c’è ma nella primavera del prossimo anno si andrà alle elezioni a Pordenone. L’idea è quella di essere presenti.
Come giudica l’attuale governo del Friuli Venezia Giulia ?
Ci sono situazioni che avrebbero bisogno di un cambio di rotta. Faccio l’esempio della sanita° vi ho lavorato dal 1978 al 1994 a pieno ritmo e sino al 1985 c’è stata una crescita contonua. Poi sono arrivati i tagli ed è cresciuta la sanità privata. Non ho niente contro, se c’è un campo dove non il pubblico non c’è ben venga l’intervento del privato e le convenzioni con il pubblico, ma non dove il pubblico è presente.
E la realtà del Patto per il Friuli ?
Non mi pronuncio su una struttura che non conosco bene
Quali sono le priorità per il Friuli Venezia Giulia ?
Oltre alla sanità di cui ho appena detto, l’ottenere una reale autonomia perché la nostra, rispetto a quella della Sicilia o dell’Alto Adige è di serie Be poi una vera fiscalità regionale che redistribuisca in modo diverso da quello attuale gli introiti ma che consenta di poterli effettivamente usare sul proprio territorio.