Dal 1 e sino al 24 novembre al Museo Le Carceri di Asiago, spazio di grande
suggestione nel quale si instaura un originale connubio tra antico e contemporaneo, verrà inaugurata
la mostra “POP ART: I HAVE SEEN THE BEST MIND OF MY GENERATION”: una ricca
esposizione di opere che andrà a sottolineare la personalità creativa e concettuale dell’artista
padovano Sergio Da Molin, tra rivisitazioni e interpretazioni generazionali storico – sociali e
artistiche
La mostra rende omaggio a una delle forme d’arte più influenti del ‘900, che ha avuto come
rappresentanti gli artisti americani Johns, Rauschenberg, Lichtenstein, Warhol e Segal, considerati i
pionieri della POP ART. Da Molin, negli anni ‘70 fu uno dei primi ad accoglierne e sposarne
artisticamente la filosofia e i modi espressivi attraverso la pittura, il teatro, la performance. Le oltre
cinquanta opere in mostra sono una sintesi del suo lungo cammino di ricerca: impronte di vita,
icone laiche che non hanno tempo, corpi e oggetti fermati nell’attimo eterno della visione. Correva
l’anno 1970, quando sei amici – artisti a Bari fondarono uno spazio artistico culturale “Centrosei”.
Un gruppo di giovani emergenti, carichi di idee e di voglia di condivisione, aperti a varie
sperimentazioni nel campo delle arti visive. Da queste importanti radici inizia ad affermarsi l’arte di
Sergio Da Molin, eclettico autore di opere d’arte dal gusto pop e di sperimentazioni informali. Le
sue opere eseguite con tecnica serigrafica e ibridate anche attraverso interventi plurimi con smalti e
oli, portano con loro tutti quei simboli – icona della nostra contemporaneità legandosi con una
grammatica di immagini collegate alla corrente artistica della POP ART ad un nuovo modo di
concepire, a livello intellettuale, una corrente artistica apprezzata in tutti i tempi. L’artista cammina
così passo a passo con il proprio tempo. Ciò che si vive nei suoi quadri è una sorta di tempo non
tempo, un ponte che porta a suggellare l’arte nell’eternità. La storia ripercorre sempre le stesse
tappe, i personaggi cambiano nome, ci sono sfumature diverse, ma alla fine gli archetipi vengono
sempre riproposti: il punto fondamentale e di basilare importanza per rendere l’originalità dell’idea
sta nelle variazioni dettate dal suo intimo sentire e dalla sua insita nota di creatività. I colori che
spiccano nella tavolozza di Da Molin sono: bianchi, blu e rossi, quasi volesse fare un omaggio
indiretto sia all’America come all’Inghilterra e comunque a quell’ironia sottile anglosassone e che,
seppur tagliente per certi versi, denuncia sempre il vero. Ogni tempo ha i suoi miti e le sue icone, i
suoi punti meno forti e di maggior vigore che segnano il gusto e l’evoluzione di una società. La
POP ART in genere, almeno quella degli anni ‘50/’60 ricicla tutto ciò che è consumismo, in una
pittura resa fredda data tanto dalla sintesi delle forme quanto dalla stesura del colore rendendo
l’immagine risultante impersonale, come le immagini proposte dai mass – media. In Da Molin
questo non accade perché, seppur proponga personaggi e oggetti a noi noti, li accosta tra loro o li
ubica nella struttura ospitante, filtrandoli attraverso un personale modo di sentire e viverli nella
propria quotidianità. Una “pittura politica”, nel profondo valore di questa parola che intreccia
verità, coraggio, intensità, passione e il libero pensiero di Da Molin, artista del suo tempo, che
raccoglie le ideologie di una storia ormai passata ma sempre viva, ricordando che negli anni ‘60 le
interazioni favorevoli tra arte e musica determinavano quel Velvet Underground e quei meravigliosi
e stimolanti salotti organizzati da Handy Wharol (ineguagliabile artista POP). La sua espressione
concettuale artistica va a denunciare i punti deboli della società. Il suo infaticabile lavoro psico –
artistico – sociale rimane così un importantissimo documento di storia che attraverso le immagini
racconta gli ultimi decenni di tendenza della società schiava di falsi miti, filtrata ma sempre e
comunque collegata ai fiumi e tempeste di messaggi macchinati dai mass – media.
© copyright 2024
_Progettazione, Curatela e Coordinamento mostra: Lucia Spolverini, Art Cultural Manager in
collaborazione con il Dr. Giancarlo Goldin
BIOGRAFIA
Sergio Da Molin nasce a Padova nel 1945. Dopo gli studi all’Istituto d’Arte Selvatico di Padova e, a seguire
all’Accademia BB.AA di Venezia con il Maestro Alberto Viani, partecipa a conferenze di Curcio e
all’inserimento nella Biennale di Venezia guidato da Pini Pascali. Per le sue opere si è ispirato sempre a
Rauschenberg, Pistoletto, Rotho, Vasalery e Warhol. Trasferitosi a Bari insegna all’Istituto d’Arte e
parallelamente inizia la sua attiva carriera artistica. Espone le sue opere alla vetrina della Libreria Adriatica di
Feltrinelli aggiudicandosi il premio S. Donaro per nuove giovani proposte. I suoi interessi culturali lo portano a
stringere strette relazioni di amicizia con Gianni Bellomo, Biagio Caldarelli intrattenendosi attivamente
nell’ambiente culturale e artistico della Bari che stava vivendo allora un’evoluzione esponenziale, incontrando
personalmente Carmelo Bene, Eugenio d’Alton e Michele Mirabella. Espone opere a Torino, Matera, Taranto,
Madrid. Con il suo stretto gruppo di amici Baldassarre e Mimmo Conenna, Da Molin viene in contatto con
Vitantonio Russo, Franca Maranò e Nicola De Benedictis referente principale della Galleria barese “CENTRO
6”. Tutte le opere di Da Molin sono capitoli di una storia che NON giudica e NON vuole essere giudicata,
impronte di vita, tracce indelebili della loro verità concettuale.
INFORMAZIONI DI MOSTRA
Progettazione, Curatela e Coordinamento mostra: Lucia Spolverini, Art Cultural Manager in
collaborazione con il Dr. Giancarlo Goldin
Vernissage: venerdì 1° novembre 2024, ore 11:00
Presentazione: Amministrazione Comunale Città di Asiago, Sergio Da Molin e Lucia Spolverini
(moderatrice)
Apertura al pubblico: venerdì pomeriggio 1° novembre | 16:00 – 18:00
Periodo espositivo: dal 1° al 24 novembre 2024
Orari:
- giovedì e venerdì: 16:00 – 18:00
- sabato e domenica: 10:00 – 12:00 | 16:00 – 18:00
Biglietti:
€ 5,00 intero | € 3,00 ridotto (over 65, under 26, gruppi min 10 persone)
Gratuità: bambini fino ai 6 anni d’età e portatori di handicap
Visite guidate:
a cura della Critica d’Arte Lucia Spolverini
Previa prenotazione:
0424600255 | info@museolecarceri.it | lucia.spolverini@gmail.com