da Noi Moderati Padova riceviamo e pubblichiamo un interessante contributo che affronta la problematica dell’idrovia Padova – Mare nelle sue varie declinazioni.

Idrovia Padova – Mare, ripartiamo dalla psicologia dell’ambiente e dalla salute
identitaria dei luoghi
L’ambiente non è solo spazio fisico, ma è soprattutto spazio nella sua dimensione
sociale e politica, la persona si trova al centro, ne deriva che occuparsi dell’ambiente
significa occuparsi delle persone che vivono gli ambienti, in questo caso quelli
costruiti dall’uomo stesso. Il parzialmente costruito di cui vogliamo occuparci oggi è
inserito nella lista delle opere incompiute del territorio veneto, post-it in memoria
appeso alla bacheca pubblica che rimembra i reiterati intenti delle amministrazioni e
della politica da decenni; l’opera, presente nel piano trasporti del 2004 della Regione
Veneto, dal medesimo piano per il 2030 sembra essersi dileguata.
Siamo di fronte ad un processo che si può declinare come “esperienza del patologico
mnestico”, il cittadino può esperire esiti, non di amnesia lacunare deputata al breve
periodo, ma di una amnesia anterograda che non permette più di ricordare nel lungo
termine le tappe e il susseguirsi dei ripetuti processi e tentativi di incarnazione di
questa opera pubblica importante per affrontare le tante sfide future.
La Psicologia dell’Ambiente ci insegna a mettere in interrelazione la persona e
l’ambiente naturale, fisico e costruito, studia l’influenza che queste correlazioni
hanno sul comportamento, sui pensieri e sulle emozioni delle persone. Si focalizza
sul percepito dall’essere umano e su come egli possa utilizzare e trasformare i luoghi
della propria esistenza. Si parla quindi di vita individuale legata a spazi, edifici,
paesaggi, ma anche di cultura e vita comunitaria. L’obiettivo è la promozione del
benessere generale, il rinforzo della sicurezza esistenziale e la diffusione della
consapevolezza che ciò che abbiamo intorno e che vediamo come esistente fuori di
noi, appartiene e compone anche la nostra vita interiore.
Da questa visione nasce un bellissimo termine poco usato nel linguaggio comune ma
che offre, nell’ascoltarlo, il senso che vuole anticiparci sonoramente: solastalgia.
Il termine coniato da Albrecht, definisce il malessere conscio e inconscio delle
persone quando l’ambiente è stato violato, distrutto, abbandonato. Cosa ci lascia
l’incompiutezza di quest’opera? Una ferita. Ogni progetto non portato a termine
lascia una piaga sanguinante per i territori, per il paesaggio, per quell’anima mundi
alla quale tutti noi cittadini siamo collegati e dalla quale prendiamo forze vitali. I
comuni padovani e veneziani (Saonara, Vigonovo, Dolo, Fossò, Fiesso d’Artico, Stra,
Dolo, Mira, Dogaletto) che hanno accolto le prime evidenze plastiche dell’Idrovia
Padova-Mare, nella speranza che arrivassero ad una compiutezza di senso, si trovano
da anni di fronte ad un conflitto che è anche e soprattutto estetico. Coltivare una
sensibilità estetica, ci ricorda Meltzer, è fondamentale perché allontana i possibili
innesti della psicopatologia. Il perturbante dei luoghi, di memoria freudiana, è appena

fuori dalla porta di casa: cemento e ferro disarticolati e sospesi nel vuoto. L’an-
estesia alimenta sempre, ci ricorda Hillmann, la passività politica, coltivare il senso
del bello e il senso del brutto invece rende la politica attiva.
Il tentativo di incarnazione dell’opera Idrovia Padova Mare è ricco di storia ed è
ampiamente documentato da illustri nomi del giornalismo veneto e nazionale, che
bene spiegano e testimoniano i molti via e i molti stop al progetto con le relative
motivazioni. Tentiamo ora di riassumere il valore contemporaneo dell’opera, sotto il
profilo economico, della sicurezza idrogeologica e dei confini nazionali. L’obiettivo
da parte di Noi Moderati, è quello di una rivisitazione e riattualizzazione del progetto
Idrovia, che meglio si adatti alla complessa realtà attuale e alle esigenze emergenti,
non solo per il Veneto ma anche per la nostra intera nazione. La sintesi è a cura del
dott. Carlo Crotti che per Noi Moderati Padova si sta occupando della tematica sotto
il profilo tecnico in collaborazione stretta con altri esperti veneti che hanno già
relazionato favorevolmente sul progetto. Di recente la delegazione padovana ha
incontrato a Roma il Presidente della Commissione rischio idrogeologico l’on.le Pino
Bicchielli al quale ha esposto questo rinnovato sentire del territorio.
Una visione per il futuro: TRE VIE D’ACQUA INTERNE SONO IL FUTURO
DEL VENETO
- Il Po fino a Piacenza (Isola Serafini), con un braccio fino a Cremona
- Il Fissero-Tartaro-Canal Bianco (FTCB, da Mantova all’Adriatico)
- La Padova-Mare, canale da completare in V^ classe, come da progetto preliminare
La gestione dell’acqua, per tutti i suoi vari aspetti, ha sempre contribuito al benessere
delle comunità rivierasche e al loro livello di civiltà, la Serenissima seppe valorizzare
per secoli l’accoppiata fiumi-mare. La geografia è un destino che non andrebbe
sprecato. Portare a termine il canale della Padova-Mare è indispensabile innanzitutto
per la sicurezza idraulica del bacino del territorio compreso tra Padova e Venezia,
come pure per il Piovese e la Bassa padovana.
Un grande contenitore d’acqua dolce in pianura è poi una garanzia per le emergenze
siccitose. Se vogliamo trasformare un’opera, necessaria contro alluvioni disastrose, in
una virtù economica, non possiamo accontentarci di un canale scolmatore
sostitutivo, praticamente un grande fosso non navigabile. Il trasporto sull’
acqua è più economico di quello su strada e ferrovia, anche se il progetto riguarda
una tratta di soli 27 Km.
“In Olanda, il canale che va da Amsterdam a Groningen, 26,9 chilometri, genera più
di 15mila passaggi all’anno con un costo medio di circa un euro a chilometro. La
Germania movimenta 4 volte il suo flusso normale di import export attraverso
l’acqua, con 2,5 milioni di lavoratori. Il porto di Rotterdam serve l’Italia per il 28
per cento della sua movimentazione. Viene da chiedersi quale potenza commerciale
potrebbe essere la coppia portuale Venezia-Padova.” (Diego Zilio, 2020)

La navigazione fluvio-marittima prolungherebbe il corso dei tre canali lungo le
nostre coste, come pure verso i porti del Mediterraneo Orientale e Mar Nero. Si
ridurrebbero le emissioni inquinanti, le polveri sottili, la CO2 e altri gas, sarebbe
minore il traffico pesante, meno incidenti su strada, e una viabilità più sostenibile. Al
beneficio ambientale e per la salute pubblica si sommerebbe quello paesaggistico per
tutti i territori costieri, dal momento che parte del traffico avverrebbe in un nuovo
spazio disponibile entro poche miglia dalle coste.
Un nuovo segmento navale, poco utilizzato, aprirebbe ancora a nuove opportunità: i
battelli fluvio-marittimi. Piccole navi che per il loro basso pescaggio devono
navigare entro le 5 miglia dalle coste, possono scalare i piccoli porti, impraticabili per
le navi di stazza maggiore. In un certo senso il loro movimento richiama il modello
degli aerei low-cost, che atterrano nei piccoli scali, contenendo i costi.
I benefici logistici per le imprese e l’occupazione, sarebbero notevoli; la ripartenza
del cluster marittimo un volano potente per un rilancio di tutto il Paese. Infine uno
sguardo, strategico per questo cambiamento epocale che stiamo vivendo, relativo alla
sicurezza dei confini nazionali. L’opera porterebbe ad un aumento della presenza
navale italiana nel Mediterraneo Orientale e nel Mar Nero, alleggerendo la nostra
Marina per la sorveglianza di tutto ciò che è sopra e sotto il pelo dell’acqua, come
cavi internet, gasdotti, elettrodotti. Un contributo “disarmato” alla Difesa delle
nostre coste e una crescita del ruolo internazionale dell’Italia nel Mediterraneo,
nell’Unione Europea e nella Nato.
Completare quelle tre vie d’acqua in Valpadana, aprirebbe nuovi orizzonti non solo
per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia, ma sarebbe un vantaggio per tutta la
Nazione.

La sincronizzazione d’intenti per la riattualizzazione degli obiettivi di quest’opera
veneta in vista delle imminenti elezioni Regionali potrebbe essere vicina, serve
concordanza tra le varie parti politiche presenti sul territorio regionale che abbiano
una percezione concreta e ampliata sul futuro di questa regione, che vada oltre il ferro
e la gomma. Per la prosecuzione dell’opera è necessario un lavoro di concordanza e
coesione che riguarda tutti indistintamente, è in gioco la sicurezza preventiva
idrogeologica del nostro Veneto ma altresì anche un’opportunità nazionale, se
ragioniamo in termini di sicurezza e difesa. Il futuro sviluppo economico del Veneto
ha necessità di non nutrirsi di frammentazioni ideologiche ma di azioni unitarie frutto
di colleganze di senso per accordi volti al bene comune del territorio. Serve coraggio,
visione e un lavoro di squadra.
Caterina Sambugaro coordinatrice provinciale Noi Moderati Padova
Carlo Crotti per gruppo prov.le NM Padova viabilità e sicurezza territorio (Stefano Manni, Bruno
Suman, Mirto Bozza)
Moira Montagner coord. prov.le NM Venezia
Chiara Senni coord. Prov.le NM Vicenza
Adino Rossi coord. Prov.le NM Rovigo