Milano, l’inutile divieto di fumo all’aperto visto da un cittadino che odia il fumo

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di Massimo Iaretti

Io non fumo, in vita mia con i tiri fatti sarò arrivato al massimo ad una sigaretta molto scarsa, mio padre – che era un fumatore – se n’è andato anche per un tumore al polmone. Non ho mai sopportato il fumo sin da bambino. Quando a casa di qualcuno mi viene chiesto se mi da fastidio che si fumi lo dico. Ho sempre aborrito (uso questo termine non a caso) il fumare a tavola o subito dopo. Il mio rapporto con il fumo è sempre stato conflittuale. Sono stato per oltre 10 anni consigliere provinciale della Lega contro i tumori di Alessandria e ho aderito a tutte le campagne antifumo. E ritengo la legge che lo ha vietato nei locali pubblici una buona norma, segno di civiltà e rispetto civico. Una buona legge che vieta il fumo, attivo e passivo, negli spazi chiusi. Al contrario la decisione della Giunta di Milano di Giuseppe Sala mi trova perfettamente discorde perché intrisa di ‘salutismo da salotto’ nella sua illiberalità. Il vizio del fumo (e la piaga che ne consegue) non si combatte minacciando sanzioni e sguinzagliando la polizia locale ad infliggerle ai malcapitati. Il rischio, oltre alla difficoltà nell’applicarla per valutare il limite dei dieci metri (come ? dotando gli accertatori di una ‘bindella’ da cantiere, di un metro, o di qualche strumento di misurazione elettronica ? E se la distanza fosse non di dieci metri ma di 9,99 o di 10,01), è quello di scatenare un nuovo proibizionismo. Il problema del fumo e dell’esposizione dei terzi al fumo passivo va affrontato attraverso l’educazione, scolastica e familiare, l’informazione capillare e non quella che obbliga ad indicare sui pacchetti di sigarette i danni che provocano. Chi fuma sa perfettamente a cosa può andare incontro. L’ipocrisia è che lo Stato ti obbliga a mettere queste scritte, ma ha il monopolio della vendita dei tabacchi e intasca i proventi delle vendite. Un’ultima riflessione, infine: con tutti i problemi che ha Milano in tema di ordine pubblico, di sicurezza, di traffico, l’enorme mole di compiti amministrativi, non sarebbe meglio che i ‘Ghisa’ venissero impiegati per affrontare questi compiti – di per sé difficili –  piuttosto che ‘mandare in fumo’ tante energie in questa caccia alla sigaretta e al ‘pericoloso’ fumatore.

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