‘NO alla riesumazione delle vecchie provincie ma SI’ alle due aree autonome, Friuli
e Trieste.’ Il Partito Popolare del Nord ha presentato giovedì sera a Palmanova in Provincia di Udine la sua proposta di una riforma dello Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia.

Sono intervenuti : Francesca Losi (Vice Segretario Federale Partito Popolare del Nord), Fabio Sirocco (Referente Partito Popolare del Nord Regionale Friuli-VG e Pordenonese), Roberto Sain (Referente Partito Popolare del Nord Trieste), Claudio Bonelli (Referente Partito Popolare del Nord Friuli Orientale), Claudio Bertolutti (Referente Partito Popolare del Nord Udinese e Alto Friuli), in collegamento video On. Roberto Castelli (Segretario Federale Partito Popolare del Nord).
Si seguito pubblichiamo il comunicato emesso dal PPN al termine dell’incontro:
La nostra Regione che molti, a ragion veduta, dicono mal nata, si avvicina ormai al
suo 80° compleanno.
Del suo Statuto di autonomia abbiamo già festeggiato i 60 anni.
L’Istituzione e il suo strumento di governo, mostrano ormai tutti i segni del tempo,
figli di epoche e contingenze socio politiche totalmente differenti rispetto alla
nostra attualità.
La convivenza tra Friuli e Trieste fu una forzatura, dovuta alla cortina di ferro che
correva sul nostro confine orientale.
Da allora la storia ha macinato quasi tutto: i regimi comunisti dell’Est sono caduti,
la Yugoslavia è scomparsa, la composizione sociale ed economica della nostra
terra sono cambiate totalmente con un raggiunto benessere diffuso.
Rimangono però i problemi dell’arretratezza infrastrutturale, l’abbandono delle
zone marginali si è acuito, il settore secondario dopo il boom degli anni ’60 ha
perso slancio e autonomia imprenditoriale.
Da qualche decennio anche la base sociale è caduta in una crisi di identità
profonda, dove ormai rischia di perdere definitivamente le proprie radici.
Il modello Regione Friuli -V.G. oggi è solo un ricordo, soprattutto per i suoi
cittadini, sia del Friuli che di Trieste, che ormai percepiscono solo una metamorfosi
burocratica che ha trasformato l’ Ente in un piccolo Stato bizantino dove i suoi
satrapi hanno la pretesa di drenare tutte le risorse della Regione unitaria per poi
redistribuirle tra le consorterie politicamente affini.
Questo trend, ormai consolidato, in 60 anni ha impoverito il Friuli storico che, a
causa delle sue divisioni interne (separazione Provincia di Pordenone e
contrapposizione tra centri politici territoriali) non è mai riuscito a far valere il suo
peso politico.
Parimenti il popolo della Venezia Giulia non ha sentito benefici nonostante un
grande impiego di risorse.
Da questo squilibrio tra centro politico e periferie del territorio, sempre più evidente
e mortifero per il Friuli e penalizzante per Trieste, nasce l’ esigenza (non nuova) di
aggiornare l’architettura politica della Regione Friuli-Venezia Giulia:
- limitando interferenze e prevaricazioni tra Trieste e Friuli, tra centri e periferie;
- togliendo la gestione centralizzata delle risorse, liberando così le risorse per il
territorio
Nell’ultimo decennio i partiti di ispirazione centralista italiana, hanno messo due
volte mani allo Statuto regionale solo per accontentare le piazze, ora a favore ora
contro le Province.
Ma non hanno mai voluto (o saputo) adeguare lo strumento principe della nostra
autonomia alle mutate condizioni socio economiche.
Adeguamento che invece i nostri cugini del Trentino–Alto Adige hanno fatto per
quasi tre volte.
Noi che abbiamo come stella polare i principi di autonomia delle comunità e di
sussidiarietà tra i vari livelli amministrativi, riteniamo sprecato il tempo che è stato
fatto perdere in un iter romano, parlamentare costituzionale, usato per riesumare
dalla tomba i cadaveri delle ex province, fonte unica di divisioni e invidie tra Friuli e
Trieste.
Riteniamo invece sia molto più produttivo, per tutti, avere finalmente il coraggio e
la lungimiranza di mettere mano ad una riorganizzazione complessiva della
Regione Friuli-VG con una riscrittura totale del suo Statuto di Autonomia.
L’architettura istituzionale va rivisitata per restituire autonomia alle comunità che
sono l’ossatura delle nostre società ed economia.
Un progetto organico che contestualizza tutto il territorio regionale definendo da
subito enti di primo e secondo livello.
Premessa, essenziale, è il ruolo che va riconosciuto ai tre gruppi etnico-linguistici
storicamente presenti sul nostro territorio (friulani, sloveni e tedeschi) quali
componenti fondanti della Regione.
La Regione deve trasformarsi in un contenitore leggero, come già avviene per la
Regione Trentino-AA, trasferendo competenze e risorse finanziarie a due
Province Autonome (Friuli e Trieste) più aderenti alle istanze dei rispettivi
territori.
Le Province Autonome a loro volta saranno organizzate per centri mandamentali
come enti di secondo livello al servizio dei comuni del loro circondario.
Trieste deve avere garantita la sua zona franca col suo porto finalmente libero e
internazionale, come stabilito dagli allegati del Trattato di pace recepito
nell’ordinamento Italiano con legge 3054 del 25 novembre 1952.
Stiamo vivendo un momento di cambiamenti epocali e riteniamo doveroso, per le
nostre comunità, affrontare il futuro con strumenti adeguati, attuali e snelli.
Strumenti capaci di sovvertire l’impoverimento delle nostre famiglie e imprese.
Strumenti adatti a riavvicinare le istituzioni, restituendone il controllo ai cittadini.
Per meglio comprendere la nostra proposta, rimandiamo allo schema allegato.