Anguillara Veneta, 4 parole con Alessio Tomasin autore de ‘La Croce e l’Aratro’

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di Massimo Iaretti

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‘La Croce e l’Aratro – La nascita della piccola proprietà contadina ad Anguillara Veneta negli anni Settanta’ è la pregevole trasposizione in pubblicazione della tesi di laurea di Alessio Tomasin, 27 anni ad ottobre, laurea in scienze politiche residente proprio ad Anguillara Veneta (ma con salde origini a Conselve), dove ha svolto un’importante azione di recupero della memoria. Con lui Giornalelombardoveneto.it ha voluto fare quattro chiacchiere sulla genesi e lo sviluppo del libro.

Come è nato questo libro ?

La proposta è venuta dal Centro Ricerche Toni Destro alla docente Valentina Lomellini dell’Università di Padova per effettuare una ricerca sui fatti di Anguillara Veneta. Dopo  un incontro con l’avvocato Marco Destro, presidente del Centro Ricerche, ho accettato e ho iniziato a far ricerca su eventi mai approfonditi . E’ stata una proficua occasione per conoscere il territorio nel quale mi trovo a vivere.

Lei parla dell’Arca del Santo. Ha ancora una presenza sul territorio ?

Prima di arrivare all’oggi va inquadrato il ieri:  L’Arca del Santo, attraverso il meccanismo delle affittanze, era in grado di controllare completamenteil paese, sia dal punto di vista economico, ma anche, indirettamente, dal punto di vista sociale. Allostesso tempo, le affittanze rappresentavano per i fittavoli, per coloro che non possedevano null’altro a parte la propria forza-lavoro, il modo più semplice per avere un tetto sotto cui stare e l’opportunità di coltivare un po’ di terra per integrare il proprio basso reddito. Questa situazione si deteriorò ulteriormente quando, nell’autunno del 1970, iniziarono a circolare le prime voci riguardanti la vendita dei terreni di Anguillara. Queste notizie diffusero in paese un sentimento di esasperazione misto a rabbia e preoccupazione. La vendita, infatti, avrebbe significato nel migliore dei casi avere un nuovo proprietario a cui versare l’affitto, nel peggiore ritrovarsi in mezzo alla strada perché non si avrebbe più avuta una casa a disposizione. Subito presero avvio le prime iniziative di lotta, che ebbero momenti alterni aino al 16 ottobre 1976 quando grazie all’intermediazione dell’Ente Tre Venezie, fu stipulato l’accordo finale trai fittavoli e i proprietari lombardi. Secondo questo accordo, i terreni sarebbero stati venduti a unprezzo compreso tra 1,2 e 1,3 milioni di lire al campo padovano (fino a 1,6 milioni per i fittavoli noncoltivatori). 

Fatta questa lunga premessa, indispensabile per inquadrare ciò di cui stiamo parlando, oggi c’è la villa dell’Arca del Santo, che venne severamente danneggiata da un incendio in quegli anni. Adesso c’è una fondazione che si occupa di assistenza agli anziani.

Qual è stato il suo percorso di ricerca ?

‘E’ durato quasi un anno tra la fine del 2021 e il 30 novembre 2022. Ho fatto le prime ricerche poi approfondite in primavera ed estate attingendo alle varie fonti. Manca la documentazione dell’Arca del Santo. Ho provato a rivolgermi, senza successo: c’era disponibilità della documentazione sino al 1948, dopo non vi era nulla di accessibile.

Quali sono stati gli aspetti più saglienti toccati  dalla sua ricerca ?

Ho cercato di ricostruire il contesto nel quale si sono svolti i fatti, tenendo conto del periodo di cambiamenti, gli anni Settanta, e del clima che si respirava, con le istanze della popolazione che venivano portate avanti, non dimenticando la violenza politica che allora c’era. Infatti ci sono stati diversi episodi legati a questo tipo di lotta come l’incendio a Villa Arca del Santo mai chiarito.

Nella ricerca, oltre alle fonti d’archivio ho fatto interviste a testimoni che hanno preso parte alle lotte per comprendere quanto era successo in un’Italia che nel 1975 stava svoltando a sinistra. Ad Anguillara Veneta finì in parità e per anno non si riuscì a nominare il sindaco. Poi arrivò il commissario prefettizio e si sbloccò la situazione. All’epoca c’erano 7000 abitanti e 3 sezioni della Democrazia Cristiana.

Il libro ha una dedica …

Si, il libro è dedicato a Vittorio Ceccolin, l’anguillerrese che partecipò alla lotta, e che con il lancio del sasso contro la prefettura di Padova significò letteralmente l’ultimo atto della rivolta contadina . Purtroppo è scomparso da qualche anno.

Ha qualche altro progetto letterario per il futuro ?

Lavoro in uno studio di ingegneria abbinando le conoscenze giuridiche alle esigenze della transizione energetica e dell’efficentamento energetico. Recentemente ho riletto ‘Le mie prigioni’ di Silvio Pellico scoprendo che il Polesine fu teatro di moti carbonari. Mi piacerebbe andare ad approfondire su questo argomento.

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