Padova, riflessioni sulla ‘festa del popolo’ nel quartiere Arcella

Visite: 95
1 0
Pubblicità
Condividi con
Tempo di lettura:3 Minuti

riceviamo e pubblichiamo:

Pubblicità

Leggendo sui quotidiani padovani della partecipazione del primo cittadino alla “festa di popolo” nel

quartiere dell’Arcella – attualmente attenzionato dalle forze dell’ordine per garantire agli abitanti

una migliore qualità e sicurezza esistenziale – porgo ai lettori patavini e non, alcune riflessioni sorte

nel vedere le foto del felice momento di ritrovo.

Volendo seguire il pensiero olivettiano sul senso della comunità concreta, viene alla mente come

l’imprenditore-pensatore abbia ampliato il concetto di libertà proposto da Rousseau. Quest’ultimo

vedeva l’uomo, pur nella sua libertà acquisita, essere comunque tenuto in catene dai sistemi.

Olivetti, invece, mette il focus su una libertà che non può esistere separata da un “dove” – cioè

l’ambiente – e da un “come” – ovvero il contesto storico e culturale in cui essa si realizza.

Come neo eletta coordinatrice provinciale di Noi Moderati, desidero condividere a nome del gruppo

provinciale, un principio che a nostro avviso nei giorni scorsi ha perso i giusti connotati civici,

mettendo in discussione il lavoro del Questore e del Prefetto padovani.

La libertà, sottolinea il pensatore torinese, si acquisisce solo laddove esistano dei confini. Non si

tratta quindi di un concetto astratto: la libertà ha bisogno di coordinate spazio-temporali per potersi

incarnare ed esprimere. L’arazzo finale di questa riflessione mette in luce la relazione tra le persone,

le dinamiche sociali dei luoghi e le istituzioni. In questa trama si interconnettono, talvolta

contrapponendosi, i termini costitutivi di comunità e società, che rappresentano due diverse

modalità esistenziali del vivere quotidiano, quella personale e quella pubblica.

Nelle nostre periferie padovane, in questi giorni definite con la locuzione “zone rosse” e in

particolare nel grande quartiere dell’Arcella, emergono necessità comunitarie che esprimono il forte

desiderio di diventare autentica comunità. Questo desiderio mira a ottimizzare l’esperienza della

convivenza civile, partendo dal pensiero condiviso che l’inclusività culturale rappresenta un bene

prezioso per tutta la cittadinanza. Tuttavia, a nostro avviso, l’iniziativa aggregativa alla quale il

primo cittadino ha presenziato, avrebbe potuto tener conto con maggiore consapevolezza di alcuni

fattori:

-i problemi sociali nelle periferie non nascono improvvisamente, ma seguono iter lunghi e articolati;

-se l’integrazione e l’accoglienza non dialogano in modo coerente con investimenti sulla persona e

sulla sua identità nel territorio, sono destinate a fallire, evidenziando sofferenza e disagio;

-le leggi dettano le regole: esse sono l’alveo entro cui può scorrere il fiume della libertà dell’uomo

in comunità; per metterle in pratica, tutti noi dobbiamo esercitare impegno e sacrificio, anche

cambiando le nostre convinzioni o visioni;

-il timore che i cittadini nutrono rispetto a una correlazione tra la presenza delle forze dell’ordine

sul territorio e una riduzione del senso di libertà è portatore di un paradosso. Questo si può superare

solo con la consapevolezza che la comunità (privato) può esistere solo se è inscritta nella società

(pubblico) e viceversa.

I cittadini che avvertono disagio nel vedere le forze dell’ordine nei quartieri dovrebbero, al

contrario, sentirsi sollevati e affidarsi a quel corpo dello Stato incaricato di garantire il benessere nei

territori. Le forze dell’ordine vanno riconosciute come mediatori e facilitatori tra la persona, i suoi

diritti e l’ambiente che la circonda; le misure restrittive adottate, a nostro avviso, hanno il compito

di creare quelle coordinate fisiche che sono anche coordinate civiche ed etiche. Entro queste sponde

può vivere la vera libertà di una società; il risveglio delle singole coscienze sul valore dell’identità

dei territori rafforza il legame con le proprie radici o con le radici che si decide consapevolmente di

abbracciare. Ciò ci traghetta verso una socialità piena e verso l’attuazione concreta delle sue regole.

Noi Moderati Padova sostiene il lavoro dei servizi di polizia dipendenti dal Questore e il lavoro di

mediazione sul territorio sostenuto dal Prefetto, auspicando altresì che un giorno il linguaggio

istituzionale possa evolvere verso espressioni più armoniche e naturali, preferendo termini meno

“coloriti” e più rispettosi delle realtà dei territori.

Caterina Sambugaro

per il Gruppo Provinciale Noi Moderati

1 1 vote
Article Rating
Condividi con

Ti potrebbero interessare

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments