riceviamo e pubblichiamo:

Leggendo sui quotidiani padovani della partecipazione del primo cittadino alla “festa di popolo” nel
quartiere dell’Arcella – attualmente attenzionato dalle forze dell’ordine per garantire agli abitanti
una migliore qualità e sicurezza esistenziale – porgo ai lettori patavini e non, alcune riflessioni sorte
nel vedere le foto del felice momento di ritrovo.
Volendo seguire il pensiero olivettiano sul senso della comunità concreta, viene alla mente come
l’imprenditore-pensatore abbia ampliato il concetto di libertà proposto da Rousseau. Quest’ultimo
vedeva l’uomo, pur nella sua libertà acquisita, essere comunque tenuto in catene dai sistemi.
Olivetti, invece, mette il focus su una libertà che non può esistere separata da un “dove” – cioè
l’ambiente – e da un “come” – ovvero il contesto storico e culturale in cui essa si realizza.
Come neo eletta coordinatrice provinciale di Noi Moderati, desidero condividere a nome del gruppo
provinciale, un principio che a nostro avviso nei giorni scorsi ha perso i giusti connotati civici,
mettendo in discussione il lavoro del Questore e del Prefetto padovani.
La libertà, sottolinea il pensatore torinese, si acquisisce solo laddove esistano dei confini. Non si
tratta quindi di un concetto astratto: la libertà ha bisogno di coordinate spazio-temporali per potersi
incarnare ed esprimere. L’arazzo finale di questa riflessione mette in luce la relazione tra le persone,
le dinamiche sociali dei luoghi e le istituzioni. In questa trama si interconnettono, talvolta
contrapponendosi, i termini costitutivi di comunità e società, che rappresentano due diverse
modalità esistenziali del vivere quotidiano, quella personale e quella pubblica.
Nelle nostre periferie padovane, in questi giorni definite con la locuzione “zone rosse” e in
particolare nel grande quartiere dell’Arcella, emergono necessità comunitarie che esprimono il forte
desiderio di diventare autentica comunità. Questo desiderio mira a ottimizzare l’esperienza della
convivenza civile, partendo dal pensiero condiviso che l’inclusività culturale rappresenta un bene
prezioso per tutta la cittadinanza. Tuttavia, a nostro avviso, l’iniziativa aggregativa alla quale il
primo cittadino ha presenziato, avrebbe potuto tener conto con maggiore consapevolezza di alcuni
fattori:
-i problemi sociali nelle periferie non nascono improvvisamente, ma seguono iter lunghi e articolati;
-se l’integrazione e l’accoglienza non dialogano in modo coerente con investimenti sulla persona e
sulla sua identità nel territorio, sono destinate a fallire, evidenziando sofferenza e disagio;
-le leggi dettano le regole: esse sono l’alveo entro cui può scorrere il fiume della libertà dell’uomo
in comunità; per metterle in pratica, tutti noi dobbiamo esercitare impegno e sacrificio, anche
cambiando le nostre convinzioni o visioni;
-il timore che i cittadini nutrono rispetto a una correlazione tra la presenza delle forze dell’ordine
sul territorio e una riduzione del senso di libertà è portatore di un paradosso. Questo si può superare
solo con la consapevolezza che la comunità (privato) può esistere solo se è inscritta nella società
(pubblico) e viceversa.
I cittadini che avvertono disagio nel vedere le forze dell’ordine nei quartieri dovrebbero, al
contrario, sentirsi sollevati e affidarsi a quel corpo dello Stato incaricato di garantire il benessere nei
territori. Le forze dell’ordine vanno riconosciute come mediatori e facilitatori tra la persona, i suoi
diritti e l’ambiente che la circonda; le misure restrittive adottate, a nostro avviso, hanno il compito
di creare quelle coordinate fisiche che sono anche coordinate civiche ed etiche. Entro queste sponde
può vivere la vera libertà di una società; il risveglio delle singole coscienze sul valore dell’identità
dei territori rafforza il legame con le proprie radici o con le radici che si decide consapevolmente di
abbracciare. Ciò ci traghetta verso una socialità piena e verso l’attuazione concreta delle sue regole.
Noi Moderati Padova sostiene il lavoro dei servizi di polizia dipendenti dal Questore e il lavoro di
mediazione sul territorio sostenuto dal Prefetto, auspicando altresì che un giorno il linguaggio
istituzionale possa evolvere verso espressioni più armoniche e naturali, preferendo termini meno
“coloriti” e più rispettosi delle realtà dei territori.
Caterina Sambugaro
per il Gruppo Provinciale Noi Moderati