di Nataly Ottino

Organizzazione politica di una comunità stanziata su un territorio; questa è la canonica
definizione giuridica ed emblematica di Stato.
Essa potrebbe anche essere definita come necessità intrinseca e fisiologica di qualunque
gruppo umano, al fine di mantenere un ordine sociale e stabilire una gerarchia di ruoli, così
da garantire il soddisfacimento dei bisogni del gruppo.
Consuetudinariamente si ritiene, e si presuppone, che a capo di tale società vi sia una
persona fisica, in vita, senziente, con la capacità di intendere e di volere. Sarebbe
impensabile, per chiunque, immaginare una società con un deceduto come capo di Stato o
di governo.
Tale ipotesi figurativa, inconciliabile con la logica di base o anche solo con il concetto greco
di polis, è invece realizzata, nei fatti e nella sostanza, nel mondo orientale, nell’estremo
oriente: in Corea del Nord.
Nel pensiero comune, la Corea del Nord è una dittatura, uno Stato totalitario, un regime.
Nella realtà dei fatti, il sottile confine tra la fantasia del mondo orwelliano di 1984 o de La
fattoria degli animali e la nostra società è stato scardinato.
Infatti, se si fa una breve ricerca su un qualsiasi motore di ricerca, si scopre che il capostipite
della dinastia Kim, Kim Il-sung, è stato ed è l’unico capo di Stato della Corea del Nord; così
come il figlio, Kim Jong-il, è stato ed è l’unico capo di governo dello Stato; e l’attuale e
celeberrimo Kim Jong-un è il terzo e attuale capo del partito.
Ma dov’è la peculiarità?
Così come in fisica, o più in generale in metrologia, in cui un’unità di misura può essere
convertita in un multiplo o in un sottomultiplo, in Corea del Nord il valore di una carica
principale di un membro della dinastia Kim, è convertibile nella supremazia e nel culto del
leader supremo attuale, concorrente e sincrono a quello dei predecessori. In parole povere,
formalmente e ufficialmente, per i nordcoreani i due predecessori di Kim Jong-un sono
ancora a tutti gli effetti leader, imperatori e divinità del Paese, e ancora detentori della
propria carica. E tali onori spetteranno anche all’attuale leader il giorno in cui lascerà il
mondo terreno.
Ciò pone chiunque di fronte a una realtà strana e peculiare: la necrocrazia.
“Necrocrazia” è molto simile, a livello etimologico, a “democrazia”. Entrambe le parole
affondano le radici nel greco antico: necrocrazia deriva da nekros (morte) e kratos
(governo); democrazia da demos (popolo, molti) e kratos (governo).
Da questo breve excursus di natura classicistica si evince quindi che la necrocrazia è,
letteralmente, il governo dei morti.
E ciò rende ancora più surreale e orwelliano il mondo in cui viviamo.
Accantonando ogni nostra conoscenza e cultura, accantonando ogni informazione su ciò
che è la Corea del Nord, poniamoci un dilemma etico, culturale, politico, filosofico e morale:
quanto può essere giusto, equo ed efficiente uno Stato governato da una persona che non è
più tra noi? O meglio: governato da una pluralità di persone morte e una sola in vita?
LA FOTO E’ TRATTA DA WIKIPEDIA CHE RINGRAZIAMO