Nel cuore delle Alpi Lepontine: dalle acque del Ritom alle capanne Cadagno e Cadlimo, dove nasce il Reno

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di Valentina Besana

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Le Alpi Lepontine, distese tra Ticino, Vallese e la Lombardia settentrionale, sono un territorio che sorprende chi vi si addentra senza fretta. Non hanno la spettacolarità scenografica delle Dolomiti né le punte celebri delle Alpi Bernesi, eppure custodiscono un fascino discreto, fatto di valli ampie, laghi alpini e pascoli che si estendono fino a lambire le creste. Qui la montagna non impone, ma accompagna. È un paesaggio che racconta la lunga convivenza tra natura e attività umana, tra pastorizia, idroelettrico e turismo lento.

Una delle porte d’ingresso privilegiate a questo universo alpino è la Val Piora, raggiungibile grazie a un’opera d’ingegneria tanto ardita quanto affascinante: la funicolare del Ritom.

La funicolare del Ritom

Da Piotta, in Leventina, parte un viaggio breve ma memorabile. La funicolare del Ritom, costruita nel 1921 per portare uomini e materiali fino alla diga e alla centrale idroelettrica, è oggi un’attrazione turistica e al tempo stesso un’arteria viva della valle.

Con una pendenza massima dell’87,8%, è una delle funicolari più ripide d’Europa: un dato che sulla carta può sembrare astratto, ma che diventa vertigine quando ci si trova seduti nella cabina. Il fondovalle si allontana in fretta, i prati e i tetti di Piotta restano alle spalle, mentre davanti si apre la grande conca del lago Ritom.

Il viaggio dura pochi minuti, ma sembra un rito d’ingresso: si lascia il ritmo veloce della pianura per entrare in un paesaggio diverso, fatto di acqua, erba e silenzi. Arrivati in quota, si è già dentro la Val Piora, con i suoi laghi glaciali e i pascoli d’alta montagna.

La diga del Piora

Il Ritom non è solo un lago alpino, ma anche un grande bacino artificiale. La diga del Piora, completata nel 1920, è un’opera d’ingegneria che ha segnato la storia energetica del Ticino. Alta quasi 70 metri, trattiene le acque del lago e le convoglia, attraverso condotte forzate, verso la centrale idroelettrica di Ambrì-Piotta.

Il salto d’acqua è impressionante: oltre 800 metri di dislivello che trasformano la gravità in potenza elettrica. Per decenni l’impianto ha garantito energia alle Ferrovie Federali Svizzere, unendo il cuore alpino alla rete ferroviaria nazionale.

Ma la diga non è solo tecnologia. Inserita nel paesaggio, è diventata parte della sua estetica: la curva massiccia si specchia nelle acque del lago, creando un contrasto netto tra geometria umana e morbidezza naturale. 

Il lago Ritom e l’altopiano della Val Piora

Il lago Ritom è il più grande della zona, e la sua superficie calma riflette le montagne circostanti come un gigantesco specchio alpino. Attorno, si apre un altopiano modellato dai ghiacciai, che conta oltre 40 laghetti alpini: piccoli specchi d’acqua blu o verdi che punteggiano i prati, ciascuno con il proprio carattere e colore.

Qui il paesaggio cambia con le stagioni: in primavera le rive si riempiono di fiori, in estate i bovini pascolano liberi regalando al latte e al formaggio un gusto particolare, in autunno l’erba si veste d’oro e i silenzi diventano più profondi. È una valle che non si offre mai tutta in un solo sguardo: bisogna camminarla, passo dopo passo.

Capanna Cadagno (1.987 m)

Seguendo il sentiero che si inoltra nella valle, dopo un’ora e mezzo di cammino, si arriva alla Capanna Cadagno, posta a 1.987 metri di quota. A prima vista è un tipico rifugio alpino: legno, pietra, camere semplici, una sala da pranzo dove il profumo di polenta e formaggio accompagna le serate. Ma la sua particolarità è quella di trovarsi accanto a un unicum scientifico: il lago di Cadagno.

Il lago, infatti, è famoso per la sua meromissia, ovvero una stratificazione stabile che impedisce alle acque profonde di mescolarsi con quelle superficiali. Questo fenomeno, rarissimo al mondo, crea un ecosistema ideale per lo studio dei microrganismi e dei processi chimici primordiali. Accanto al rifugio sorge per questo il Centro Biologico Alpino, che ogni estate ospita ricercatori da tutta Europa.

Così, la Capanna Cadagno diventa non solo un rifugio per escursionisti, ma anche un punto d’incontro tra chi cerca la bellezza della natura e chi ne esplora i segreti più nascosti.

Verso la Capanna Cadlimo (2.570 m)

Dal sentiero che porta alla Capanna Cadagno si stacca una deviazione verso un rifugio più alto e appartato: la Capanna Cadlimo (2.570 m). Raggiungibile in poche ore di cammino, segna un confine sorprendente.

Geograficamente, la Cadlimo non appartiene più al bacino del Ticino, ma a quello del Reno. Le sue acque, invece di scendere verso sud e gettarsi nel Mediterraneo, seguono il lungo viaggio verso nord, attraversano la Svizzera e finiscono nel Mare del Nord.

Poco lontano da qui, presso la Bassa del Lago Scuro (2.477 m), si incontra un vero spartiacque continentale: da una parte il bacino imbrifero del Ticino, dall’altra quello del Reno.

Visitare le Alpi Lepontine significa vivere la montagna in maniera autentica. Al tramonto, il silenzio della valle è interrotto solo dal muggito lontano delle mucche e dal fruscio del vento. All’alba, le prime luci illuminano i pascoli e i laghi, regalando una sensazione di sospensione, come se il tempo scorresse più lentamente.

Eppure non si tratta di un luogo isolato o dimenticato. La Val Piora è da sempre terra di passaggio, frequentata da pastori, viandanti e ora anche da escursionisti moderni. 

Non è una montagna da “conquistare”, ma da ascoltare. È il luogo ideale per chi cerca non solo l’escursione, ma un’immersione più profonda, in cui l’esperienza personale si intreccia con la memoria dei luoghi e con la forza discreta della natura.

Le Alpi Lepontine restano un territorio lontano dalle rotte più turistiche, e forse è proprio questo il loro valore. Qui il viaggiatore non trova folle né grandi infrastrutture, ma un invito alla lentezza. La salita sulla funicolare del Ritom, la camminata tra i laghi della Val Piora, la notte trascorsa alla Capanna Cadagno: ogni passo diventa parte di un racconto che unisce ingegno umano, tradizione alpina e bellezza naturale.

Un racconto che non ha bisogno di clamore, perché si compone di dettagli: un riflesso d’acqua, un sentiero che si perde tra i pascoli, una cabina che sale quasi in verticale. Ed è forse proprio in questa sobria poesia alpina che risiede la vera ricchezza delle Lepontine.

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