ASMARA E OLTRE: istruzioni per sorprendersi (9/23)

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Tempo di lettura:2 Minuti

di Maria Antonella Pratali

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Nona puntata.
11 maggio – Quinto giorno – Tra babbuini e ombre d’eucalipto, la magia di Mendeferà

Lasciamo Asmara a bordo della nostra fidata Toyota Corolla, il manto stradale nuovo di zecca ci invita a viaggiare a velocità umane; almeno finché non incrociamo il nostro primo colpo di scena. Dietro una curva, ecco una tribù di babbuini, veri padroni della montagna, che vagano tra la strada e il pendio scosceso come se fossero in una puntata di National Geographic. Ci fermiamo, finestrini chiusi.  Non sfuggiamo alla curiosità di questi primati. In un lampo, alcuni giovani maschi si catapultano sul cofano, scrutandoci attraverso il parabrezza con occhi da detective cattivo; altri girano intorno all’auto, sperando forse di poter rubare qualche snack dimenticato. Le madri, serene, portano i piccoli in groppa, mentre il maschio alfa, quello con il pene in erezione e una teatralità degna di Broadway, si avventa sul vetro del finestrino, digrignando i denti in direzione di S., con la veemenza di un attore in un dramma shakespeariano. Per fortuna il vetro tiene, mentre S., al riparo, gli fa il verso con mille smorfie. 
Ci chiediamo come faranno i numerosi ciclisti ad affrontare questo checkpoint primordiale. La risposta arriva in forma di un uomo tranquillo e deciso che, ignorando le scimmie, spinge la bici a piedi, ignorato a sua volta dalla banda pelosa. Qui il rispetto per le leggi della natura supera ogni altra paura.
Riprendiamo il viaggio e facciamo una sosta a Dbarwa, dove un tè speziato ci attende sotto un albero gremito di cicogne, impegnate a cullare i loro nidi…e a defecare su tutto ciò che c’è sotto. Ci affrettiamo a spostare l’auto. 
Una piccola avventura igienica, senza acqua nella toilette che deborda, mi ricorda che l’ospitalità ha le sue varianti, e anche il tè ha il suo prezzo. Dove l’acqua scarseggia, anche le tazze si devono rassegnare a un’igiene sommaria.
Proseguiamo attraverso paesaggi punteggiati di greggi, mandrie e dromedari, fino a Mendeferà, dove un’oasi di cultura ci accoglie nel complesso dell’Istituto San Giorgio. Tra murales coloratissimi che illustrano argomenti di scienze e di materie umanistiche, aule spartane ma vive di formule di trigonometria e sogni, e campetti sportivi dove il sudore dei ragazzini disegna la passione di un’intera comunità. Un custode gentile ci guida attraverso questo microcosmo educativo, mostrandoci come in Eritrea il sapere sia considerato un ponte indispensabile verso il futuro.
Mentre il sole scende e il calore si fa più dolce, riprendiamo la strada del ritorno, offrendo passaggi a chi si affida alla gentilezza degli sconosciuti. Ogni incontro è una piccola storia di vita, come quella dell’allevatore preoccupato per il contingentamento delle capre a causa dell’acqua scarsa; un promemoria tangibile dei delicati equilibri della nostra Terra.
La sera cala su Asmara, e con essa cresce la consapevolezza che ogni chilometro percorso, ogni volto incontrato, ogni sorriso condiviso, è un tassello prezioso di un mosaico. Così, tra il rumore sommesso delle ruote e il silenzio carico di emozioni, ci lasciamo cullare da questa sera africana, pronti a scoprire cosa ci riserverà domani.

(Continua. Nella prossima puntata, Asmara: il Caravanserraglio, una cooperativa femminile e altre curiosità)

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