Il “piccolo angelo guardiano” è una delle due parti dell’anima secondo il culto vudù e questa credenza viene ripresa nel romanzo di Fiorenza Pistocchi “Il tocco del piccolo angelo” che ha per protagonista Linette Rossetti, giovane donna dal passato difficile in grado di diagnosticare le malattie attraverso il semplice contatto fisico. Se la trama del libro segue la struttura classica di un poliziesco, la figura esotica di Linette, nata ad Haiti e incapace di dare una spiegazione razionale ai suoi poteri, introduce nell’indagine per omicidio condotta dal Commissario Diego Perego originali suggestioni oniriche.

Incuriositi chiediamo all’autrice qual è stata la sua fonte di ispirazione.
«La protagonista è un’ex detenuta. L’ispirazione per il suo personaggio deriva da una visita al carcere di San Vittore dove ho potuto incontrare le donne che scontano le pene per i loro reati. Molte sono giovani e belle, molte di origine straniera. Da quel momento ho maturato l’idea di raccontare la storia di una di loro, del tutto inventata, che dalle ascendenze haitiane ha ereditato qualcosa di indefinibile, messo in evidenza dal lavoro di massoterapista che ha appreso in carcere, grazie a un percorso di riabilitazione. Il suo personaggio contrasta con quello del commissario, tutto logica e razionalità».
La ricerca dell’assassino e le vicende personali dei vari personaggi si sviluppano sullo sfondo di una Milano descritta per piccoli scorci, il Quartiere Feltre, Piazza Duomo, il Naviglio della Martesana, il quartiere di Lambrate dove si trova il Commissariato. Fiorenza Pistocchi ci racconta perché considera questo quartiere un luogo speciale.
«È la zona di Milano nella quale ho vissuto e lavorato per più di trent’anni. Sono convinta che chi scrive un romanzo ambientato in un luogo preciso debba averne respirato le atmosfere e soprattutto debba conoscere le persone che vi abitano, per poter rendere credibile nella scrittura lo svolgersi dell’azione. Lambrate e la zona del Naviglio della Martesana hanno un passato di periferia, sono state zone molto popolari e anche problematiche, in cui i contatti tra le persone erano improntati a una familiarità da paese e ancora oggi conservano qualche tratto della vocazione popolare che avevano in passato».
Fiorenza Pistocchi ha pubblicato una serie di gialli ambientati in Liguria, romanzi a sfondo storico come “Il cuore tenace della lavanda” (2018), I colori del buio (2019), Il coraggio è una cosa semplice (2024) ed è stata curatrice di numerose antologie dedicate a Milano e pubblicate da Neos Edizioni. Le chiediamo quindi cosa rappresenta per lei la scrittura.
«La scrittura ormai fa parte della mia vita. È un’attività che mi dà gioia e nello stesso tempo responsabilità. Scrivendo esprimo me stessa, le mie aspirazioni, la mia visione della vita, racconto storie che elaboro in base alla conoscenza di persone e luoghi. La scrittura non è comunque un’attività istintiva e facile, ma è frutto di disciplina e applicazione. Quando i lettori mi dicono che un mio romanzo è piaciuto e li ha fatti commuovere o riflettere mi dimentico della fatica affrontata».
Il prossimo appuntamento di “Libri, luoghi, scrittori” sarà con Graziella Costanzo e il suo romanzo “I fiori oscuri del lago”. Precedenti numeri di questa rubrica sono disponibili sulla pagina
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In collaborazione con Neos Edizioni: http://www.neosedizioni.it