Non solo monte Athos: il Tempio thailandese vietato alle donne

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Tempo di lettura:2 Minuti

di Nataly Ottino

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Solitamente se si parla di Thailandia in occidente si pensa a tre cose: elefanti, turismo e
l’aperitivo al sessantatreesimo piano in un hotel a Bangkok nel film “Una notte da leoni 2”;
ma la Thailandia non è solo questo, è anche animismo, credenze e rituali, ed è per questo
che oggi siamo, con lo spirito e non col fisico purtroppo o per fortuna, a Chiang Mai.
Proprio qui, sul fiume Ping, a circa 700 km a nord di Bangkok, sorge l’Inthankhin Pillar o
pilastro della Città di Chiang Mai, custodito nel Wat Chedi Luang. Il nome racchiude già in sé
parte dello scopo di tale monumento, infatti “Inthankhin” significa pilastro di Indra.
Secondo la leggenda il dio Indra, divinità cara sia a induisti che buddisti, per i primi lui è il
Deva, il re degli dèi e signore del cielo, uno Zeus/Giove/Ra asiatico che conserva in sé un
po’ di Eolo e Ares, in quanto divinità responsabile di piogge, tuoni e guerre, domiciliato nello
Svarga. Per i nostri amici thailandesi invece è un protettore delle città e della giustizia, ed è
stato proprio lui a donare agli antichi abitanti Lawa l’Inthankhin Pillar a funzione protettiva.
Il pilastro è conservato dentro un piccolo padiglione del Wat Chedi Luang, uno dei templi più
antichi e venerati della vecchia Chiang Mai. Il pilastro, oltre a essere protettore della nostra
meta, è simbolo di fertilità e stabilità (infatti molte altre città thailandesi ne hanno uno), ed è
considerato il punto più potente e sacro del territorio. Secondo le credenze la presenza di
una donna potrebbe compromettere la purezza del luogo per via del ciclo mestruale, infatti
ancora oggi per qualsiasi donna è proibito l’accesso; solo agli uomini (monaci o funzionari
per la maggiore) è concesso avvicinarsi.
Anche durante la festa dell’Inthankhin, celebrazione che avviene tra maggio e giugno e che
dura circa otto giorni, in cui per celebrare, ringraziare e ingraziarsi Indra vengono portate dai
fedeli offerte di fiori (di loto quasi sempre), incenso, candele ecc. al tempio, dentro delle
ciotole e disposti in altari esterni al padiglione.
Anche durante la festa, alle donne è proibito l’accesso al pilastro, ma possono partecipare a
tutte le ritualità esterne.
Alla luce di ciò c’è comprensibile scandalo da parte di un qualunque lettore, però dobbiamo
come sempre porci un quesito: perché nell’immaginario collettivo è più scandaloso che una
donna non possa accedere all’Inthankhin Pillar che al Monte Athos, che è a due passi da
casa nostra in Grecia?

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