‘Bella figlia dell’Amore’ di Aldo Falchi alla Casa del Rigoletto di Mantova

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Musica e seduzione in scena grazie ad Aldo Falchi (Sabbioneta, 1935 – Mantova, 2020), uno dei
più importanti scultori mantovani, noto a livello internazionale. La mostra “Bella figlia
dell’amore”. Aldo Falchi dal Rigoletto all’elogio del femminile, curata da Paola Artoni, è un felice
“ritorno” nella sua terra d’origine e, ancora più precisamente, in quella Casa di piazza Sordello che
ospita la scultura bronzea di Rigoletto realizzata da Falchi nel 1978 e diventata ben presto uno dei
simboli della città di Mantova. Il vernissage è previsto per venerdì 4 ottobre 2024 alle ore 17 e la
mostra proseguirà sino al 27 ottobre, a ingresso libero, tutti i giorni dalle 9 alle 18. L’evento è
patrocinato dal Comune di Mantova e, visto il tema musicale, anche da Oficina OCM, mentre
l’allestimento è a cura del Liceo Artistico Giulio Romano di Mantova. Sponsor tecnico Fratelli Rizzi.
In mostra è disponibile un catalogo con testi del sindaco di Mantova Mattia Palazzi, del direttore
artistico di Oficina OCM Carlo Fabiano e della curatrice. Come scrive Paola Artoni: «Con il titolo di
questa mostra, allestita in quello stesso spazio “abitato” dall’effige del buffone di corte, si intende
celebrare la potenza emotiva del giullare protagonista dell’opera verdiana, ma si desidera
abbandonarsi anche ad altre evocazioni. Pensiamo anzitutto all’amore per la musica che ha
ispirato a Falchi disegni e sculture, dedicati al mozartiano Don Giovanni, ma anche alla seduzione
da lui espressa tramite le forme procaci delle sue donne, soggetti privilegiati della grafica e della
plastica. Ultimo, ma non ultimo, il riferimento alla “figlia dell’amore” dell’artista, Ombretta Falchi,
preziosa custode dell’archivio Falchi, grazie alla quale è stata possibile la realizzazione di questa
esposizione. Il percorso si dipana in un continuo dialogo tra interno ed esterno. Inizia nel cortile
con la statua di Rigoletto (qui ritratto negli intensi scatti del fotografo Giuseppe Gradella), e si
articola all’interno con una sequenza che presenta al pubblico altre versioni del buffone di Corte. Il
personaggio è stato infatti plasmato più volte da Falchi, con una rara potenza espressiva che
restituisce il dramma di un padre inconsolabile. D’altro canto, il Don Giovanni di Mozart è
diventato per l’artista una sintesi del tormento graffiante dell’uomo seduttore, vittima delle sue
stesse memorie. Disegni, bozzetti e modelli si susseguono come una cavalcata delle valchirie, con il
vigore della sua fertile fantasia che ha trovato nel corpo femminile una potenza evocatrice
dell’eros e della vanitas. Una musica che si plasma nella materia e si trasforma in fascino
seducente».

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